Polinesia

Domanda di: I. Cariati | Ultima modifica: 19 Giugno 2023 - Tempo di lettura: 8 minuti
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La Polinesia, una delle regioni tradizionalmente suddivise nell’Oceania, occupa approssimativamente un triangolo compreso tra la Nuova Zelanda, l’Isola di Pasqua e le Isole Hawaii. Secondo un’altra definizione, la Polinesia rientra nell’Oceania lontana. Il termine “Polinesia” è stato coniato nel 1756 da Charles de Brosses per indicare tutte le isole sparse nel Grand Océan, comprese quelle dell’arcipelago malese e non solo quelle considerate attualmente polinesiane in senso stretto. Deriva dal greco antico, dove “polýs” significa “tanti” e “nêsos” significa “isola”, quindi “tante isole”. Dal 1832 in poi, il termine indica solo le isole del triangolo polinesiano come definito da Dumont d’Urville alla Société de Géographie.

Isole della Polinesia

La Polinesia è composta da numerose isole, tra cui le Isole Hawaii, le Isole della Fenice e Sporadi equatoriali, le Isole dell’Unione, le Isole Tonga, le Isole Cook, Niue, le Isole della Società e l’Isola di Tahiti, le Isole Australi, le Isole Tuamotu, le Isole Marchesi, le Isole Gambier, Rapa e Marotiri, le Isole Tuvalu (ex isole Ellice), l’Isola di Pasqua e le sue dipendenze, le Isole Wallis e Futuna, le Isole Samoa, e le Isole Pitcairn e le sue dipendenze. Nonostante la Nuova Zelanda non venga sempre considerata parte della Polinesia, gli abitanti originari dell’arcipelago, i Maori, condividono lingua e cultura polinesiana.

I popoli polinesiani

La storia dei popoli polinesiani ha origine in un’epoca imprecisata, tra la fine della Preistoria e l’inizio dell’Età Antica, quando si presume che popolazioni provenienti dall’Australia e da altre terre austronesiane abbiano raggiunto l’arcipelago a bordo di rudimentali canoe. Questi popoli si stabilirono nelle isole, vivevano in capanne e praticavano antichi culti affine allo sciamanesimo. La loro tecnologia era limitata, e si basava principalmente su materiali come il legno, le conchiglie e i gusci di tartarughe. L’agricoltura e l’allevamento costituivano le principali fonti di sostentamento, mentre la caccia era praticata solo occasionalmente. I Maori sono i principali abitanti della Polinesia.

Le lingue polinesiane fanno parte delle lingue oceaniche, una sotto-categoria delle lingue austronesiane. Queste lingue presentano numerose somiglianze, con vocali pronunciate come in italiano, spagnolo e tedesco, e consonanti sempre seguite da una vocale. Le lingue variano nelle consonanti utilizzate a seconda dei gruppi di isole. Le isole della Società, ad esempio, utilizzano una consonante glottidale sorda che rappresenta la fusione delle originarie “k” e “ng”. Pertanto, il nome dell’isola d’origine degli antenati, derivato dalla lingua proto-polinesiaca, diventa Havai’i. Nella lingua Maori della Nuova Zelanda, l’originale “w” viene utilizzata al posto della “v”, e l’isola d’origine viene chiamata Hawaiki. Ogni gruppo di isole polinesiane ha le proprie peculiarità linguistiche, ma tutte rientrano nella vasta famiglia delle lingue polinesiane.

Magellano e Gauguin, vulcani e atolli: il paradiso in Terra

Immagina un luogo che potrebbe essere il Paradiso Terrestre, se solo potessimo riscrivere il Libro della Genesi. Ebbene, questo luogo esiste ed è situato nelle remote isole polinesiane. L’apertura verso questo paradiso tropicale è stata tracciata dall’esploratore portoghese Ferdinando Magellano, che nel 1521 approdò a Pukapuka, nell’arcipelago Tuamotu. Nel corso del XVIII secolo, numerosi esploratori raggiunsero le isole polinesiane: l’olandese Jacob Roggeveen, che scoprì Bora Bora, il francese Louis Antoine de Bougainville e l’inglese James Cook, che giunse a Tahiti.

Nella seconda metà del Settecento, illustri personaggi come Herman Melville, Robert Louis Stevenson e Paul Gauguin si lasciarono incantare da questo paradiso tropicale, che Gauguin immortalò nelle sue opere insieme alle splendide donne polinesiane. La Polinesia Francese vanta uno degli ambienti più diversificati e spettacolari sulla Terra. Un insieme di isole vulcaniche maestose e atolli piatti, 118 isole sparse nell’Oceano Pacifico, che coprono un’area di quattro milioni di chilometri quadrati, raggruppate in cinque arcipelaghi sotto l’amministrazione francese: Isole della Società, Marchesi, Tuamotu, Gambier e Australi.

Le Isole di Tahiti condividono una piacevole fusione di cultura polinesiana e francese, circondate da un clima tropicale costante. Queste isole racchiudono tutto il fascino dei Mari del Sud e rappresentano il mito e il sogno di chiunque cerchi un angolo di paradiso terrestre. Vale davvero la pena attraversare metà del globo per raggiungere queste terre lontane, all’estremità opposta, per vivere una vacanza unica nella vita.

Il tatuaggio: origini e significati di un simbolo

La parola “tatau” ha origini nelle Isole di Tahiti, dove i simboli hanno un significato che racconta la storia personale di ogni individuo tahitiano. In Polinesia, i tatuaggi rappresentano anche segni di bellezza e, in tempi antichi, costituivano una fase importante nella vita di una persona, segnando la fine dell’adolescenza.

Esistono molte leggende sulle origini del “tatau”, ma tutte hanno un punto in comune: si tratta sempre di un dono divino all’umanità. Le origini del tatuaggio sono vaghe e risalgono all’inizio della civiltà māori. È probabile che l’arte del tatuaggio esistesse già tra le ondate successive di popoli che migrarono dall’Asia Sud-orientale all’inizio del II secolo a.C.

Questa pratica sembra essere stata diffusa in tutta l’area conosciuta come “triangolo polinesiano”, che include la Polinesia Francese, la Nuova Zel

anda, le Hawaii, Samoa, l’Isola di Pasqua e le Isole Cook. Il tatuaggio era ampiamente praticato e si presentava in varie forme in tutta la Polinesia Francese, ad eccezione delle Isole Australi meridionali e delle Tuamotu orientali. Tuttavia, è nelle Isole Marchesi che l’arte del tatuaggio raggiunse il suo apice in termini di ricchezza e complessità dei disegni.

Le danze e le collane di tiare, il fiore polinesiano

Quando i missionari raggiunsero Tahiti, cercarono di reprimere i suoni e i movimenti sensuali, potenti e vivaci che caratterizzavano la musica e la danza tahitiane. Tuttavia, sappiamo che donne e uomini ballavano separatamente o insieme. Alcune danze erano eseguite in piedi, altre seduti.

I musicisti accompagnavano le danze con un numero limitato di strumenti, principalmente il pahu (un tamburo a doppia pelle) e il vivo, un flauto nasale. In passato, le danze erano connesse a tutti gli aspetti della vita. Si ballava per dare il benvenuto a un visitatore, per sfidare un nemico o per sedurre. Poiché spesso erano associate ai tatuaggi e alla nudità, considerate immorali, le danze furono proibite dai missionari.

Solo negli anni ’50 del secolo scorso, quest’arte ancestrale riacquistò vitalità grazie alla trasmissione orale e ai documenti lasciati dai viaggiatori. Oltre alle danze, un’altra tradizione vibrante e caratteristica è quella dei fiori. I fiori tropicali sono ovunque nelle isole, soprattutto tra i capelli dei tahitiani. Il famoso tiare, il fiore tahitiano, viene utilizzato per creare le tradizionali lei (collane di fiori): secondo la tradizione, se si riceve in dono una lei, uomini e donne devono indossare uno dei fiori dietro l’orecchio sinistro.

Quanto costa una vacanza in Polinesia

Il costo di una vacanza in Polinesia dipende da vari fattori, come la stagione in cui si decide di viaggiare, la durata del soggiorno, la sistemazione scelta e le attività previste durante il viaggio. Tuttavia, secondo l’articolo del 2017, ci sono alcune cose da sapere riguardo ai costi:

  • 1. Volo: Il volo per la Polinesia può essere piuttosto costoso. Si stima che un volo andata e ritorno in estate possa costare almeno 5000 euro a persona, con almeno un paio di scali. Il viaggio può richiedere circa 30 ore complessive, considerando i tempi di trasferimento e gli eventuali scali.
  • 2. Sistemazione: Ci sono diverse opzioni di sistemazione in Polinesia, dai resort di lusso alle guesthouse più economiche ma comunque confortevoli. Il costo della sistemazione dipenderà dal tipo di struttura scelta. In una pensione (guesthouse), ci si può aspettare di pagare almeno 5000 euro a persona per il soggiorno. Tuttavia, è possibile trovare soluzioni più economiche, come alloggiare in una tipica palafitta o in altre opzioni low-cost.
  • 3. Durata del soggiorno: È consigliabile programmare una vacanza di almeno 15 giorni in Polinesia per poter godere appieno delle bellezze dell’arcipelago e visitare diverse isole e atolli. Questo permette di recuperare dal fuso orario, adattarsi al clima e avere il tempo di esplorare diversi luoghi. Una permanenza di un mese sarebbe ideale per approfittare appieno dell’arcipelago.
  • 4. Costi totali: Una vacanza in Polinesia può avere un costo elevato. Se si decide di viaggiare in alta stagione e rimanere almeno tre settimane, si può arrivare a spendere circa 7000-8000 euro a persona, comprensivi del volo andata e ritorno. Questo è un costo medio per visitare luoghi popolari come Bora Bora e Tahiti.

È importante notare che questi dati si basano su un articolo del 2017 e i prezzi potrebbero variare nel tempo. È consigliabile fare una ricerca più recente o consultare un’agenzia di viaggi specializzata nella Polinesia Francese per ottenere informazioni aggiornate sui costi di una vacanza in questa destinazione paradisiaca.

Un paradiso terrestre

La Polinesia Francese è un vero paradiso terrestre, con il suo mare dalle mille tonalità d’azzurro, le spiagge di sabbia bianca e gli atolli ricoperti da palme da cocco. Ma non è solo la bellezza del luogo a renderlo così affascinante, ma anche l’ospitalità e la gentilezza della popolazione locale.

Gli esploratori europei come Louis-Antoine de Bougainville e James Cook furono tra i primi a scoprire la Polinesia e a narrare di questo paradiso in terra, abitato da donne bellissime che si concedevano liberamente. Le loro storie circolarono in tutta Europa, dando vita a fantasie che attirarono famosi personaggi come Paul Gauguin, Herman Melville e Robert Louis Stevenson.

La capitale della Polinesia francese è Papeete, situata sull’isola di Tahiti, che funge da porta d’ingresso per i voli internazionali. La città ha subito cambiamenti nel corso degli anni, con gli edifici in cemento che hanno sostituito le affascinanti case coloniali in legno. Tuttavia, il centro della città conserva ancora la sua semplicità e geometria, con il boulevard Pomare da un lato e la strada centrale dedicata al generale Charles de Gaulle e al Commandant Destremeau dall’altro.

Il Mercato Coperto è uno dei luoghi più caratteristici di Papeete, un edificio a due piani in stile coloniale dove è possibile trovare fiori, frutti esotici e artigianato locale. Lungo la rue du Général de Gaulle si trovano negozi, pasticcerie e caffè che conferiscono un’atmosfera vivace al quartiere. Gli edifici in legno presenti in quest’area sono ricostruzioni fedeli agli originali, in seguito a un incendio che ha colpito la città nel 1971.

Papeete offre anche diversi musei che meritano una visita. Il Museo di Tahiti e le sue Isole, chiamato anche Te Fare Manaha, ospita una ricca collezione di pezzi d’arte e artigianato locali. Il Museo della Perla offre la possibilità di conoscere le varie tecniche di pesca e lavorazione delle perle, mentre il Museo Paul Gauguin espone opere dell’artista risalenti al periodo in cui soggiornò sull’isola.

La Polinesia francese ha come lingue ufficiali il tahitiano e il francese, ma l’inglese è parlato negli hotel e nei negozi. La maggioranza della popolazione pratica la religione protestante, seguita dal cattolicesimo e da altre religioni minori. Quando si visita la Polinesia, è consigliabile indossare un abbigliamento casual e leggero, con sandali o scarpe di gomma per camminare sulla barriera corallina. È consigliabile portare anche maschera, boccaglio e pinne per lo snorkeling.


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