Diana Spencer, amata e conosciuta come Lady D, è morta 26 anni fa: cosa resta della sua figura iconica, dello stile e non solo, perché è stata donna dal grande impegno sociale
È passato un quarto di secolo da quando la principessa Diana Spencer, amata e controversa figura della famiglia reale britannica, perse la vita nell’incidente avvenuto nel tunnel dell’Alma a Parigi il 31 agosto 1997. Da allora, il mistero che circonda la sua morte sembra non avere fine, alimentando teorie, complotti e indagini. Dai riflettori di corte alle ombre degli intrighi, ripercorriamo la vita e la tragica fine di Lady D.
Biografia
Nata il 1º luglio 1961 a Sandringham, Norfolk, Diana Spencer era la quarta dei cinque figli del visconte e della viscontessa Althorp, appartenente a una delle più antiche e influenti famiglie del Regno Unito, gli Spencer. Nel 1981 sposò il principe Carlo, erede al trono britannico, dando inizio a un capitolo che avrebbe segnato la storia reale. La sua personalità affascinante e ribelle la rese celebre come la “principessa dei cuori”, un’icona popolare con un’aura di modernità e impegno sociale.
La ‘sovrana dei cuori delle persone‘, così si era definita in una celebre intervista rilasciata alla BBC nel lontano 1995. Quando l’incidente fatale sconvolse la sua vita aveva solo 36 anni, due figli ed un matrimonio alle spalle, forse troppo anche per una donna come lei: nel suo cuore albergavano sogni di una vita appagante, come confessato in una lettera datata luglio 1996. Questa missiva, destinata al presidente della Fondazione Neozelandese per i Non Vedenti, sarà presto messa all’asta. Desiderava gustarsi la libertà conquistata a fatica dopo il doloroso divorzio dal Principe Carlo, concluso nel 1996 a seguito di anni di sofferenze, conflitti, risentimenti reciproci e velenose tradimenti.
A distanza di 26 anni dalla sua scomparsa, il mondo continua a essere commosso dalla sua assenza, come se il tempo non avesse mai trascorso. Che sia oggetto d’affetto o di critica (ma prevalentemente di affetto: sembra non esserci spazio per tollerare la storica rivale diventata ora Regina, Camilla), Diana rimane un personaggio memorabile, immortalato nell’eterna giovinezza e nella bellezza che la morte le ha strappato.
Tuttavia, chi sarebbe Diana oggi, se fosse ancora tra noi? È arduo immaginare il suo volo così in alto, aprendo porte così significative. Coloro che l’hanno conosciuta sostengono che avrebbe dedicato la sua vita agli altri, proprio come aveva iniziato a fare negli anni finali: avrebbe devoluto sé stessa alla beneficenza e alla filantropia, investendo una considerevole parte della sua immagine pubblica in opere di utilità. Avrebbe inoltre potuto trovare nuovi compagni, giovani, affascinanti, ricchi, e oggetto di desiderio, come sempre. Il suo ultimo compagno, Dodi Al Fayed, è rimasto nell’immaginario collettivo e nei resoconti giornalistici come il suo grande amore (e ultimo). Tuttavia, secondo quanto affermato dalle biografie e più di recente dalla serie “The Crown” su Netflix – una rappresentazione romanzata ma fedele degli ultimi giorni della Principessa, protagonisti dell’ultima stagione uscita a novembre – Al Fayed fu piuttosto un intrattenimento estivo, una scelta secondaria per dimenticare Hasnat Khan, il chirurgo pakistano di cui Diana si era perdutamente innamorata, al punto da concepire l’idea di un matrimonio segreto.”
L’attrazione mediatica e la ricerca della felicità
La sua vita fu spesso oggetto di attenzione mediatica, e così anche gli eventi che precedettero la sua tragica morte. Nel 1997, Diana aveva trascorso nove giorni con Dodi Al-Fayed sullo yacht Jonikal e si stava dirigendo a Parigi. Dopo aver lasciato l’hotel Ritz, decisero di lasciare la struttura per sfuggire ai paparazzi. Il guidatore dell’auto, Henri Paul, era sotto l’influenza dell’alcol e coinvolto in un tragico incidente nel tunnel dell’Alma, che portò alla morte di Diana, Dodi e Henri.
L’inchiesta giudiziaria francese e un’indagine parallela condotta dalla polizia metropolitana britannica suggeriscono che l’incidente è stato causato dalla condotta irresponsabile di Henri Paul. Tuttavia, nonostante le conclusioni ufficiali, sono emerse numerose teorie del complotto riguardo all’incidente. Alcune di queste teorie suggeriscono un coinvolgimento dei servizi segreti britannici o persino della famiglia reale stessa.
A 26 anni dalla sua morte, Lady Diana continua a essere un’ispirazione per molte persone in tutto il mondo. Il suo impegno per le opere di beneficenza e la sua dedizione a cause sociali hanno lasciato un’impronta duratura. I suoi figli, il principe William e il principe Harry, hanno continuato il suo lavoro e il suo spirito di altruismo, portando avanti il suo ricordo.
L’impegno nel sociale, quello che non trapelava con i paparazzi
Profanata da un tradimento regale e assillata da giornalisti scavatori solo per essere una donna come tante e come lei sarebbe voluta essere, trasformata in oggetto di beffa da riviste e mezzi di comunicazione di massa, afflitta dalla depressione, inghiottita dalla bulimia. Sono questi gli innumerevoli e banali oltraggi con cui è – invano – tentato di cristallizzare e profanare il ricordo della Principessa del Galles. Ma non è questa la vera essenza di Diana Spencer, una donna dalla semplicità autentica e valori genuini, ancor prima di essere un membro della famiglia reale britannica.
Proveniente da umili origini di stampo britannico, Diana fa il suo ingresso nella scena mondiale con l’accettazione della proposta di fidanzamento del Principe Carlo. L’allontanamento dal marito e l’invasione inevitabile di giornalisti assetati di pettegolezzi segnano l’angoscia e il disagio della principessa in un vestito che le stava comodo ma non tanto largo. Tuttavia, nonostante tutto ciò, riesce a trovare, seppur con notevole difficoltà, la determinazione per reagire. È proprio la sua resilienza e il suo coraggio che la guidano verso l’impegno sociale.
In veste di madrina per numerose organizzazioni benefiche, Diana si dedica ai malati, compresi coloro affetti da AIDS e lebbra. Si preoccupa del benessere dei giovani e degli anziani, dei senzatetto e degli individui dipendenti da sostanze. Sostiene campagne a favore dei diritti degli animali e contro la proliferazione delle armi. Si trasforma in un vortice di vitalità, portando conforto e affiancando coloro che avevano perso ogni speranza.
Senza sosta, si reca a Calcutta per continuare le visite ai malati insieme a Madre Teresa e in Angola per promuovere una campagna contro le mine antiuomo. Ma l’elenco delle sue attività sociali non si ferma qui. Sarebbe stato ancora più lungo se non fosse stato per l’incidente stradale avvenuto il 31 agosto ventitré anni fa, che ha strappato via l’anima e il sorriso a un’instancabile benefattrice. Oggi, soprattutto, non possiamo fare a meno di custodire il meritorio ricordo di questa donna.
È il ricordo di una donna la cui nobiltà d’animo supera qualsiasi titolo, persino reale, che possa essere conferito. È il ricordo di un’instancabile attivista sociale, di una Principessa amorevole e altruista, degna di essere chiamata tale anche senza indossare una corona.
La principessa Diana rimarrà per sempre un’icona nella storia britannica e mondiale. La sua tragica morte ha scatenato dibattiti e teorie senza fine, ma la sua eredità è sopravvissuta attraverso il lavoro umanitario dei suoi figli e la memoria di una donna che ha toccato il cuore di molti. A 26 anni dalla sua morte, la sua luce continua a brillare nel cuore di chiunque sia stato affascinato dalla sua grazia, dal suo impegno e dal suo spirito ribelle.
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