L’indice di massa corporea è scientificamente attendibile? Quali sarebbero i parametri oggi più affidabili

Scritto da Elvira Puglisi, 6 Aprile 2023 - Tempo di lettura: 3 minuti

Secondo uno studio recentemente pubblicato su Population Studies, l’obesità e l’eccesso di peso aumentano il rischio di mortalità generale di una forbice statistica che va dal 22 addirittura al 91%. Questi risultati potrebbero contrastare la visione più diffusa secondo cui l’essere in sovrappeso aumenta solo in parte il rischio di mortalità, ma solo in particolari condizioni. Pertanto, è importante comprendere come valutare il proprio peso corporeo in modo accurato. Uno degli strumenti più utilizzando al mondo è l’indice BMI, indice di massa corporeo, ma è ancora affidabile?

Il peso corporeo non è l’unico indicatore del nostro benessere fisico

Se lasciassimo che fossero la società, la moda o qualche rivista a stabilire se siamo troppo magri o troppo grassi, non faremmo il bene della nostra salute. Tuttavia, non possiamo affidarci esclusivamente alla bilancia perché il peso corporeo da solo non ci dice granché sul nostro benessere fisico. È necessario affidarsi alla scienza per una valutazione più equa del proprio peso corporeo.

L’indice di massa corporea (IMC) è ancora utile?

L’IMC fu sviluppato nell’Ottocento dal ricercatore belga Quetelet, uno dei padri della moderna statistica applicata all’epidemiologia. Anche se l’IMC rappresenta ancora oggi uno strumento di facile applicazione che presenta il grosso svantaggio di non considerare la composizione corporea. Il BMI (Body Mass Index) è stato ideato nel 1832 da Adolphe Quetelet, matematico e statistico belga, grazie a studi antropometrici della crescita umana, basandosi sull’osservazione che il peso cresce con il quadrato dell’altezza – il BMI era infatti noto come indice Quetelet. Questo indicatore è stato ripreso dopo un secolo circa, negli anni ’70, e utilizzato con il nome di Body Mass Index dal fisiologo Ancel Keys e utilizzato negli studi sull’obesità.

L’IMC è uno strumento tuttavia utile per la valutazione di disturbi come il sovrappeso e l’obesità. Tuttavia, presenta il grosso limite di non essere in grado di valutare la reale composizione corporea, così come non permette di conoscere la distribuzione del grasso corporeo nell’individuo.

Pertanto, è importante valutare, oltre alla massa corporea complessiva, anche la distribuzione regionale del grasso corporeo. Rispetto a quello periferico, localizzato per esempio nella zona gluteo-femorale, il tessuto adiposo addominale è associato ad un più alto rischio di diabete di tipo 2, dislipidemia, ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari.

L’obesità e l’eccesso di peso sono diventati un problema di salute pubblica globale. Secondo i risultati di uno studio pubblicato su Population Studies, essere sovrappeso o obesi aumenta il rischio di mortalità generale di una forbice statistica che va dal 22 addirittura al 91%. Ciò significa che le persone che hanno un peso corporeo eccessivo hanno un rischio molto più elevato di morire rispetto a quelle con un peso normale.

Tuttavia, valutare il proprio peso corporeo non è così semplice come sembra. Non possiamo affidarci esclusivamente alla bilancia, poiché il peso corporeo da solo non ci dice nulla sul nostro benessere fisico. Inoltre, l’indice di massa corporea (IMC), uno strumento sii utile per la valutazione di disturbi come il sovrappeso e l’obesità, ma presenta dei limiti. Il BMI è stato ideato più di un secolo fa da Adolphe Quetelet, matematico e statistico belga, grazie a studi antropometrici della crescita umana, basandosi sull’osservazione che il peso cresce con il quadrato dell’altezza.

L’IMC tiene in considerazione la distribuzione del peso su una superficie – cioè un corpo – più o meno estesa. Tuttavia, non è in grado di valutare la reale composizione corporea, così come non permette di conoscere la distribuzione del grasso corporeo nell’individuo. Per una valutazione più equa del proprio peso corporeo occorre affidarsi alla scienza.

La distribuzione regionale del grasso corporeo

Per quanto riguarda l’aspetto epidemiologico dell’IMC, è molto importante valutare, oltre alla massa corporea complessiva, anche la distribuzione regionale del grasso corporeo. Rispetto a quello periferico, localizzato per esempio nella zona gluteo-femorale, il tessuto adiposo addominale è associato ad un più alto rischio di diabete di tipo 2, dislipidemia, ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari.

La distribuzione regionale del tessuto adiposo può essere misurata in modo semplice e veloce: è sufficiente munirsi di un metro da sarto e misurare la circonferenza addominale (un centimetro sopra l’ombelico, senza compressione ed a una respirazione minima). Per valori superiori a 102 cm negli uomini e a 88 cm nelle donne il grado di rischio aumenta sostanzialmente.

Massa corporea e sport

Utilizzando gli standard dell’indice di massa corporea, la possibilità di classificare erroneamente un soggetto è superiore quando si vanno a valutare atleti di grossa corporatura, come i culturisti, i sollevatori di peso e gli atleti di potenza in genere. Al contrario, una persona sedentaria con un indice di massa corporea superiore a 23 non si può certo definire magra.

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