Stasera in tv torna Red Snake, la storia di donne coraggiose che hanno combattuto nel cuore del Kurdistan

Scritto da Francesco Marangi, 15 Ottobre 2023 - Tempo di lettura: 3 minuti

Red Snake è una pellicola di guerra ma al femminile, che racconta la storia di eroiche Donne che hanno combattuto nel Cuore del Kurdistan

Il film trasmesso su Rete 4 domenica 15 ottobre in seconda serata (ore 00:52). Nell’agosto del 2014, nell’Iraq occidentale, il terrore dell’ISIS si è abbattuto su villaggi indifesi, lasciando dietro di sé una scia di distruzione e violenza. Sotto la scusa infame dell’apostasia, l’ISIS ha depredato questi luoghi di ogni bene, armi, vite umane e dignità femminile.

Tra le vittime innocenti si trova Zara, interpretata da Dilan Gwyn, una giovane appartenente alla comunità yazidi, una delle minoranze religiose più antiche della Mesopotamia. La tragedia di Zara inizia con l’uccisione di suo padre e la sua cattura insieme al fratellino, di cui presto perderà ogni traccia, venduto come moglie o peggio ancora, usato come oggetto di piacere da un spietato ufficiale jihadista interpretato da Mark Ryder, noto anche per il suo ruolo in “Robin Hood” di Ridley Scott.

Red Snake

La regia di Caroline Fourest si snoda tra due trame parallele: la tormentata vita di Zara e le gesta coraggiose di un piccolo gruppo di ribelli della Brigata Internazionale, un’unità di combattenti curde sostenuta da una coalizione di volontari internazionali. Questo film d’esordio affronta senza timori la lotta contro l’integralismo religioso e presenta un cast internazionale di buon livello, con Maya Sansa in un ruolo di spicco. Maya Sansa interpreta il personaggio di Mother Sun, una soldatessa con istinti materni verso le sue giovani compagne d’armi, giunte inizialmente con intenti pacifisti. Tuttavia, il fronte si rivelerà un addestramento duro e brutale, dove le armi sono imbracciate, i colpi sparati, le vite sacrificate. Dietro l’armatura delle combattenti si celano storie personali, motivazioni profonde, fragilità umane, dolori e ideali. Ogni donna nel gruppo porta con sé un bagaglio unico, ma la solidarietà tra loro è forgiata nella fucina del combattimento, una fraternità d’acciaio intessuta di munizioni e femminilità, una vera e propria sorellanza.

In questa storia cinematografica di rivoluzione, sono le donne a gridare “Lunga vita al Kurdistan libero!” Loro non sono semplici femministe, ma vere e proprie eroine. Le partigiane caucasiche intonano canti di resistenza come “O bella ciao” durante le marce e indossano kefie, foulard e nomi di battaglia che porteranno fino alla fine, che sia vittoria o morte. Nella camerata della brigata, i poster raffigurano martiri come Asia Ramazan Antar, e si leggono le opere della filosofa anarchica Rosa Luxemburg. La chitarra suona, ma gli smartphone sono banditi per concentrarsi completamente sul combattimento e sulla solidarietà tra compagne d’armi. La vera storia di Zara si chiama Nadia Murad, una giovane irachena di 27 anni che è stata tenuta in ostaggio dall’ISIS nel 2014. Dopo la sua fuga, la sua storia ha fatto il giro del mondo, tanto che nel 2016 è stata nominata prima Ambasciatrice dell’ONU per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani, e nel 2018 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.

La regista Caroline Fourest, autrice anche della sceneggiatura, dona alle battute di Red Snake un tocco di humor nero e irriverente, un’irriverenza che ricorda il famoso Charlie Hebdo, la nota testata satirica parigina per cui la Fourest scrive. Giornalista e scrittrice, il suo esordio dietro la macchina da presa è alla ricerca di emozioni forti, seppur non gridate a gran voce. Fourest si dimostra abile nell’affrontare tematiche delicate, come la violenza sessuale, che viene suggerita piuttosto che mostrata in modo esplicito. Il tema del film è senza dubbio potente, con una serie di percorsi delle eroine che inevitabilmente si intrecciano. Tuttavia, la regia di Fourest presenta alcune imperfezioni che ne limitano la completezza.

Il film mostra diverse scene di combattimento, tra cui spicca quella degli autoblindo nel deserto, seppur non priva di imperfezioni estetiche. Altre sequenze di azione avrebbero potuto beneficiare di un tocco più western, creando tensioni che, in alcune situazioni, risultano leggermente deludenti. Nonostante ciò, il grido di rivincita delle donne contro i jihadisti risuona chiaramente, anche se il prezzo della guerra è alto, con motivazioni infamanti che le hanno spinte in prima linea. Il sentimentalismo è relegato in un secondo piano, mentre il film si concentra sulla sua capacità di intrattenere il pubblico in modo accessibile e internazionale. È un esordio che, seppur privo di raffinatezze nei dettagli, potrebbe riscuotere un notevole successo nei diritti televisivi in diversi paesi e continenti. Ma soprattutto, Red Snake celebra il cinema che si dedica a raccontare storie straordinarie di donne, rompendo con i modelli tradizionali e gli stereotipi comuni.

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