“L’esorcista del Papa” è un film del 2023 diretto da Julius Avery, ispirato ai libri di memorie di Gabriele Amorth, “Un esorcista racconta” e “Nuovi racconti di un esorcista”. Il film ha suscitato reazioni contrastanti dalla critica, ma la performance di Russel Crowe nel ruolo del protagonista è stata acclamata. La trama segue le vicende di Gabriele Amorth, un prete che indaga su un caso di possessione demoniaca e si trova coinvolto in una cospirazione secolare che il Vaticano cerca di tenere nascosta.
La produzione del film è stata avviata quando, nell’ottobre 2020, Screen Gems ha acquisito i diritti dei libri di Gabriele Amorth. Nel giugno 2022 è stato annunciato che Julius Avery avrebbe diretto il film, con Russell Crowe nel ruolo di Amorth. Crowe ha dichiarato di aver letto i libri dell’esorcista e di essersi appassionato alla sua storia personale prima di interpretare il personaggio. Il budget del film è stato di 18 milioni di dollari.
Le riprese principali si sono svolte da agosto a ottobre 2022 a Dublino, Limerick e Roma. Nel film, Russell Crowe è stato ripreso al Trinity College di Dublino. Il primo trailer è stato pubblicato il 23 febbraio 2023. La distribuzione del film è avvenuta il 13 aprile 2023 nelle sale italiane e il giorno successivo nelle sale statunitensi. Al 21 aprile 2023, il film ha incassato complessivamente 39.023.718 dollari, di cui 11.623.718 dollari in Nord America e 27.400.000 dollari nel resto del mondo.
Opinioni della critica
La critica ha espresso opinioni contrastanti sul film. Su Rotten Tomatoes, ha ottenuto il 50% di recensioni positive da parte dei critici professionisti, con una media di 5,0 su 10 basata su 77 recensioni. Su Metacritic, ha ottenuto un punteggio di 45 su 100 basato su 19 recensioni.
La Chiesa cattolica ha preso le distanze dal film sin dall’inizio. Il quotidiano Avvenire ha scritto: “nel film su padre Amorth c’è tutto tranne padre Amorth”. La rappresentazione di Amorth nel film è basata su accenni e indizi, con punti di forza che si rifanno alla realtà.
Il tema centrale del film riguarda il potere dei nomi. I personaggi del film, sia umani che demoni, comprendono l’importanza di dare e conoscere i nomi delle cose, poiché ciò conferisce forza e controllo. Il cardinale Sullivan e la nuova generazione di ecclesiastici cercano di mettere in discussione l’appellativo di Amorth come “Capo Esorcista del Vaticano”, poiché l’obiettivo non è tanto screditare l’uomo quanto le sue idee. Il nome del Papa in carica non viene mai menzionato, poiché è un custode e un rappresentante della presenza divina che va protetto. Amorth stesso, durante i rituali esorcistici, invoca il potere delle parole e dei nomi, consigliando di pregare in latino anziché in spagnolo e cercando di svelare il vero nome del demone che ha posseduto Henry.
“L’esorcista del Papa” si avvale di riferimenti simbolici e misteriosi per creare un’atmosfera carica di suspense e intrighi, mentre esplora il tema dell’esorcismo e delle forze soprannaturali. Il film offre una prospettiva unica sulla figura di Gabriele Amorth e porta lo spettatore in un viaggio all’interno dei segreti del Vaticano e della lotta tra il bene e il male.
“L’esorcista del Papa” sembra quasi un tentativo del regista Julius Avery di candidarsi alla direzione di uno dei tanti film dell’universo cinematografico dei supereroi DC. E, a giudicare da ciò che vediamo, sarebbe in grado di farlo.
Dopo un esorcismo iniziale in Calabria, che in realtà era finto e ammesso dallo stesso Amorth, il capo esorcista del Vaticano viene richiamato alla sede centrale per una ramanzina. Ci sono problemi politici e il suo operato è gradito al Papa ma non ai cardinali. È una figura scomoda, un maledetto anticonformista che non accetta compromessi e si concentra solo sul fare il suo lavoro in maniera eccellente. Questo è il tono. Il caso che gli viene affidato direttamente dal Papa dimostrerà a tutti quanto sia indispensabile. Si tratta di un bambino posseduto in Spagna, con caratteristiche particolarmente gravi e clamorose. Padre Amorth salta sulla sua Vespa con un logo della Ferrari sullo scudo (sul serio) e parte per la Spagna. Letteralmente. In una scena si parte da Roma, e nell’inquadratura successiva si arriva in Spagna (di sera), sempre sulla Vespa. Questo è il genere di film.
“L’esorcista del Papa”, il film con Russell Crowe, va oltre.
Il cinema americano negli anni ha trasformato gli esorcismi in un sottogenere dell’horror a sé stante. Il capostipite è stato il film di William Friedkin, “L’esorcista”, da cui sono derivati i tratti distintivi del genere: un prete duro come protagonista, posseduti che compiono azioni assurde, trasfigurazioni e voci estranee, persone che devono essere liberate, parenti come personaggi secondari e una lotta d’azione che coinvolge anche un prete più giovane e debole, oltre alla morale dei “buoni”. Raramente qualcosa di valido è emerso da questo filone e, soprattutto, nonostante il film di Friedkin avesse un equilibrio impressionante tra paura, convenzioni horror e una qualche forma di plausibilità (almeno nelle azioni e reazioni dei preti), a dominare è sempre stata una visione insensata della Chiesa cattolica e delle sue dinamiche, presa sul serio. “L’esorcista del Papa”, invece, non prende nulla sul serio e tratta questo genere come un’assemblaggio di invenzioni, inteso come qualcosa di simile ai cinecomics.
Dal punto di vista dell’horror, ci troviamo di fronte a una convenzionalità totale: le voci dei demoni e tutti i suoni sono quelli che già conosciamo, i passaggi obbligati degli esorcismi sono quelli che ci aspettiamo, così come il grande confronto finale. Ciò che stupisce è tutto ciò che viene aggiunto in modo esagerato, come pozzi pieni di teschi risalenti all’Inquisizione, una libreria vaticana affollata da persone incappucciate, contenente solo volumi scritti in caratteri bizant
ini, una prigione con un trono malefico, artefatti della Chiesa utilizzati come armi, il Papa che affida a padre Amorth casi come se fosse il capo dell’FBI, tuoni, fulmini e saette e così via. Russell Crowe si muove in mezzo a tutto questo, assumendo tutte le giuste caratteristiche dell’eroe e nessuna delle reali qualità dei preti. E fa bene. Anche lui si impegna al massimo, consapevole che fare le cose a metà è peggio che non crederci completamente. Se solo tecnicamente fosse statorealizzato bene, se non fosse stato commesso l’errore di utilizzare in modo incongruo le musiche, se i dialoghi non fossero scadenti e se non fosse stata esibita in modo arrogante la convenzionalità come se fosse una creazione originale, potremmo quasi gridare al capolavoro di sovversione, all’elegante operazione di metacinema che sminuisce gli esorcismi, affermando che sono pura finzione e consegnandoli al regno a cui appartengono, quello della fantasia. E tutto questo prendendo di petto una delle figure più rispettate di quel mondo, padre Amorth. Tuttavia, l’impressione che si ha è che questo film sia molto più divertente di quanto i suoi autori credano che sia.
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