Mentre Israele mostra al mondo le atrocità compiute dal gruppo di Hamas, paragonando i crimini di guerra allo stile tipico dell’Isis, molti analisti si chiedono come abbia potuto non accorgersi dei due anni di preparativi alle loro spalle
Israele ha reso pubbliche immagini scioccanti delle atrocità commesse da Hamas nella Striscia di Gaza. Queste immagini includono purtroppo anche scene che nessun uomo vorrebbe mai vedere, come bambini carbonizzati e orribili scene di violenza. Il Primo Ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha definito Hamas “l’ISIS di Gaza” e ha promesso che questa organizzazione terroristica sarà “schiacciata”, analogamente a quanto accaduto con l’ISIS.
Le immagini terribili sono state condivise sui canali social del governo israeliano per mostrare al mondo l’orrore delle azioni di Hamas. Queste immagini sono state così sconvolgenti che persino il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, le ha definite “quasi incomprensibili” e ha paragonato la violenza di Hamas all’ISIS. Ha affermato che queste immagini sono state “come dieci 11 settembre” per Israele, sottolineando la gravità dell’azione di Hamas.
Nonostante le sconvolgenti immagini, è emerso che le atrocità di Hamas non sono un evento isolato ma erano in preparazione da almeno due anni. Tuttavia, i Paesi alleati di Hamas sono stati informati solo dopo l’inizio dell’assalto, dimostrando l’escalation di tensione e la segretezza che circondava questi piani.
La comunità internazionale è in allerta, e diversi leader mondiali stanno convergendo in Israele per discutere della situazione. Tra di essi ci sono il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, la collega tedesca Annalena Baerbock, la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. Questi leader si sono impegnati a trovare una soluzione pacifica per porre fine all’aggressione.
Nel frattempo, Gaza è sempre più sotto assedio, con Israele che ha dichiarato il blocco di elettricità, acqua e carburante fino a quando gli ostaggi israeliani non torneranno a casa. L’esercito israeliano ha lanciato una serie di raid, colpendo oltre 3.600 obiettivi con più di 6.000 munizioni, dimostrando la sua ferma determinazione nel porre fine alla minaccia di Hamas.
Il bilancio delle vittime continua ad aumentare sia in Israele sia nella Striscia di Gaza. Sono più di 1.300 le vittime in Israele, mentre nella Striscia di Gaza, il bilancio delle vittime è salito a 1.537, con molti bambini e donne tra le vittime. La situazione umanitaria è critica, e ci sono trattative in corso per aprire corridoi umanitari per i feriti e fornire medicinali.
Mentre la posizione di Israele è ben nota, Hamas ha dichiarato di concordare sui corridoi umanitari, ma non permetterà il passaggio della popolazione. Il valico di Rafah con il Sinai rimane chiuso, causando ulteriori difficoltà umanitarie.
La regione è sottoposta a crescente pressione, e l’Iran ha minacciato di conseguenze se Israele non ferma i suoi attacchi contro i civili a Gaza. Il Ministro degli Esteri iraniano ha sottolineato la necessità di porre fine all’uccisione di bambini e civili in Palestina, sollecitando una risposta da parte della comunità internazionale.
Mentre il mondo osserva con apprensione la situazione in corso, la speranza rimane che una soluzione pacifica possa essere trovata per porre fine a questa tragica escalation di violenza in Medio Oriente.
Due anni di preparativi alle spalle
Hamas ha preparato il suo attacco a Israele per due anni in totale segretezza, con pochissimi vertici del gruppo a conoscenza della data d’inizio dell’operazione. Questa rivelazione è stata fatta da Ali Baraka, un dirigente di Hamas, in un’intervista concessa a Russia Today TV. Baraka ha dichiarato che solo pochissimi leader sapevano con precisione quando sarebbe iniziato l’attacco, mantenendo un segreto stretto anche tra gli alleati.
Negli ultimi due anni, Hamas ha adottato un approccio razionale, evitando di essere coinvolto in conflitti e unendosi alle recenti battaglie della Jihad islamica. Questa strategia faceva parte della preparazione dell’attacco, nascondendo le reali intenzioni di Hamas sotto l’apparenza di governo a Gaza e un’apparente rinuncia alla resistenza.
Questa totale riservatezza è stata estesa agli alleati di Hamas all’estero e alle altre fazioni palestinesi, che non erano a conoscenza dell’ora di inizio dell’operazione. Solo dopo l’inizio dell’invasione sono stati informati, inclusi gli Hezbollah libanesi, l’Iran, la Turchia e la Russia. Baraka ha sottolineato che dopo mezz’ora dall’inizio dell’attacco, tutte le fazioni della resistenza palestinese sono state contattate, così come gli alleati di Hamas. È stato tenuto un meeting tre ore dopo l’inizio dell’azione per coordinare gli sforzi.
Baraka ha anche menzionato la possibilità di scambi di prigionieri, includendo detenuti palestinesi al di fuori di Israele, compresi quelli nei Paesi europei e negli Stati Uniti. Ha dichiarato l’interesse di Hamas a ottenere il rilascio di prigionieri, compresi quelli negli Stati Uniti.
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