Prevenire il il riscaldamento globale e preservare la biodiversità sono soltanto due degli obiettivi per la salute del nostro pianeta
Anche quest’anno, il 22 aprile si celebra la Giornata Mondiale della Terra, una ricorrenza che ricorda l’importanza del nostro pianeta e della sua salvaguardia. In occasione di questo evento, l’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) e l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) hanno collaborato per pubblicare uno studio su Science che mette in evidenza le connessioni tra la crisi climatica ed estinzioni di massa, sottolineando l’importanza di affrontare contemporaneamente questi problemi.
I danni dell’uomo sull’ecosistema terrestre
L’uomo ha alterato il 75% della superficie terrestre e il 66% dei mari, perdendo circa l’80% della biomassa dei mammiferi e il 50% della biomassa vegetale. Inoltre, il numero di specie a rischio estinzione non è mai stato così alto dalla comparsa dell’uomo sulla Terra. Il riscaldamento globale e la distruzione degli habitat, infatti, non solo causano direttamente la perdita di specie, ma riducono anche la capacità degli organismi viventi, del suolo e dei sedimenti di sequestrare anidride carbonica, aggravando ulteriormente le emissioni di CO2 e dunque il riscaldamento globale.
La crisi climatica e la perdita di biodiversità sono interdipendenti e si amplificano a vicenda, dunque non possono essere viste come due problemi da considerare separatamente. Anche la capacità di piante e animali di migrare cambiando profondità, quota o latitudini per cercare temperature più sopportabili non è senza limiti, causando la scomparsa di alcune specie.
Per affrontare questi problemi è necessario proteggere o recuperare almeno il 30% delle terre, delle acque dolci e dei mari per prevenire le maggiori perdite di biodiversità e preservare il funzionamento degli ecosistemi naturali. Inoltre, è importante una massiccia riduzione delle emissioni serra e il target massimo di +1,5 °C, che rimangono in cima alla lista di priorità.
Investire nel nostro pianeta significa dunque muoversi su più fronti contemporaneamente e fare scelte sostenibili per il futuro del nostro pianeta. Solo in questo modo, infatti, potremo contribuire a combattere il riscaldamento globale e preservare la biodiversità. L’appello è quello di dedicare tempo, risorse ed energie ad affrontare concretamente la crisi climatica ed altre situazioni critiche che riguardano il nostro pianeta.
La storia di questa giornata particolare all’insegna del rispetto per la Terra
L’Earth Day – ha anche un sito ufficiale – che celebra il nostro pianeta e promuove la sua salvaguardia, coinvolge un miliardo di persone provenienti da oltre 190 Paesi, è stato istituito nel 1969 dal senatore americano Gaylord Nelson, dopo essere stato testimone del disastro naturale causato dallo scoppio di un pozzo di petrolio vicino a Santa Barbara, in California.
La prima celebrazione, nel 1970, coinvolse iniziative di teach-in presso campus universitari negli Stati Uniti e portò alla creazione della United States Environmental Protection Agency e alla stesura di leggi per la salvaguardia ambientale.
Nel 1990, l’Earth Day diventò globale coinvolgendo 141 Paesi e 200 milioni di persone e portando alle Nazioni Unite lo storico Earth Summit di Rio de Janeiro nel 1992. Oggi l’Earth Day viene organizzato da Earthday.org e coinvolge attività in 193 Paesi con l’obiettivo di sensibilizzare sulla salvaguardia del pianeta.
L’utilizzo improprio della campagna da parte di alcune multinazionali
Denis Hayes, il coordinatore del primo Earth Day nel 1970, ha denunciato l’abuso “appalling” del messaggio ambientale da parte delle compagnie petrolifere, del gas e di altre compagnie estrattive. Hayes ha sottolineato che il greenwashing aziendale non deve indebolire il messaggio originale dell’Earth Day e non ha nulla a che fare con i suoi obiettivi primari.
Eventi e proteste sono stati organizzati in tutto il mondo per l’Earth Day di quest’anno, con milioni di persone che si aspetta che partecipino oggi
Hayes è stato assunto dal senatore americano Gaylord Nelson per organizzare un’iniziativa nazionale di insegnamento sull’ambientalismo mentre frequentava l’Università di Harvard nel 1970, e ha contribuito a trasformarla nel più grande movimento ambientale della storia. Circa 20 milioni di persone in tutti gli Stati Uniti hanno partecipato al primo Earth Day il 22 aprile 1970 e la pressione pubblica dall’evento è stata accreditata per garantire l’approvazione del Clean Water Act del 1972. Da allora è diventato un movimento globale, con la Cina, gli Stati Uniti e il Regno Unito tra decine di paesi che hanno firmato l’accordo di Parigi dell’Earth Day del 2016.
Sempre in una recente intervista rilasciata al Guardian, Hayes ha riconosciuto che molte compagnie ora utilizzano l’Earth Day come opportunità per il greenwashing, ma ha aggiunto che il movimento ha anche incoraggiato le compagnie a cambiare.
“Nel 1970, ci concentrammo sul fatto che ai bambini non era permesso uscire all’aperto durante la ricreazione perché l’aria era troppo sporca, che i ruscelli in cui le persone nuotavano e pescavano non erano più accessibili perché erano contaminati da sostanze tossiche, e stavamo spruzzando tutto con pesticidi. Questi erano importanti ma più locali. Ora, le grandi questioni globali come il cambiamento climatico e l’epidemia di estinzioni sono più in sintonia con l’Earth Day, un po’ simile alla minaccia di guerra termonucleare quando ero giovane”, ha continuato.
Le affermazioni verdi aziendali sono sempre più scrutinizzate negli Stati Uniti, nell’Unione europea e nel Regno Unito, con norme che vengono rafforzate su ciò che le aziende possono dire circa le credenziali ambientali dei loro prodotti e servizi. Oltre ad incoraggiare una reale azione per affrontare la crisi climatica, l’Earth Day è diventato un forte riferimento per i giovani: per tale motivo il suo slogan deve restare pulito e non deve essere utilizzato dalle aziende per ripulire la loro immagine aziendale.
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